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La primavera anticipata, anticipa i problemi degli agricoltori nelle campagne imolesi

“Chiamarli cambiamenti climatici è ormai un eufemismo, questo è il nostro clima, che si è “stabilizzato” negli ultimi anni e con il quale dobbiamo fare i conti. Un clima che molto spesso non è più adatto all’agricoltura che conosciamo, perché caratterizzato da inverni brevi e miti che somigliano più alla primavera ed estati siccitose, alternate a precipitazioni di natura spesso violenta e distruttiva – spiega Giordano Zambrini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Imola, osservando l’attuale situazione nelle campagne.

Nei campi, infatti, sembra primavera. Le varietà di albicocco e pesco precoci sono in fiore, alcune orticole come cavolo bianco, rosso e verza, considerati prodotti invernali, ingialliscono per le temperature calde, bel oltre le medie stagionali e gli asparagi sono in anticipo di almeno un mese. Una situazione complessa per i produttori, che sta rendendo necessario anche l’apertura anticipata degli impianti di irrigazione gestiti dal CER (Canale Emiliano Romagnolo) e la richiesta di attivare sin da ora la campagna assicurativa, perché si temono cali produttivi e problemi di mercato.

“I giorni di freddo durante l’inverno sono stati davvero pochi, non piove da circa due mesi e in questi giorni ci sono dodici gradi in più del previsto – continua Zambrini.  In questo clima, con i cicli vegetativi anticipati di settimane e i produttori che devono già iniziare ad irrigare orticole e colture da seme, è quasi logico aspettarsi che alcune produzioni, anche d’eccellenza, non riusciranno ad avere performance soddisfacenti. Non voglio certo creare allarmismi, ma dobbiamo giocare d’anticipo, perché al momento la stagionalità dei prodotti è completamente sfasata e si rischia di immettere sul mercato troppe varietà precoci tutte insieme, facendo crollare le quotazioni. Per Cia Imola è essenziale chiedere che le aziende agricole possano già assicurare le colture, eliminando o allargando le finestre entro cui si può assicurare. I produttori coltivano per dodici mesi – prosegue Giordano Zambrini – hanno problemi per dodici mesi e affrontano i mercati per dodici mesi e quindi hanno bisogno di proteggere il loro reddito tutto l’anno. Queste modalità assicurative sono figlie, letteralmente, di un altro clima. Poi, naturalmente, bisogna pensare anche a investimenti ingenti sulla ricerca genetica, per trovare colture alternative più resistenti alle fitopatologie e alla siccità, dunque più adatte a questo nuovo assetto climatico. Bisogna pensare, infatti, che la produzione dovrà sempre più adeguarsi alle richieste stagionali dei consumatori perché sia competitiva e generi reddito. Quindi – conclude il presidente di Cia Imola – se il clima cambia, dobbiamo iniziare a cambiare anche noi, ripensando le nostre aziende in termini di investimenti colturali. Comprendo che in questi anni di crisi è quasi impensabile pensare di reinventare il nostro modo di fare agricoltura, ma è necessario per la sopravvivenza stessa delle nostre aziende e delle nostre eccellenze”.

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