Alluvioni, il Tavolo delle imprese della provincia di Ravenna chiede un cambio di passo a Governo ed enti locali
Le Associazioni d’impresa componenti il Tavolo provinciale di Ravenna ritengono che, a sedici mesi dalle prime alluvioni del 2023 che hanno devastato l’intera Romagna e a pochi giorni da un terzo catastrofico evento che ha di nuovo interessato con particolare violenza il territorio della provincia di Ravenna, le polemiche e le diatribe prettamente politiche a cui hanno assistito in questi giorni sulle rinnovate responsabilità di chi non avrebbe fatto o avrebbe fatto male, non siano rispettose delle sofferenze subite dalla comunità locale.
Il Tavolo delle Associazioni d’Impresa della Provincia di Ravenna esprime profonda preoccupazione per le conseguenze delle recenti alluvioni che hanno di nuovo interessato il territorio romagnolo nel mese di settembre 2024. Questa ennesima calamità si abbatte su un territorio già provato dalle precedenti alluvioni, aggravando una situazione già disperata per molte imprese e famiglie che, ad oggi, si trovano in una condizione di incertezza e difficoltà.
In questo quadro, il Tavolo delle Associazioni d’Impresa della Provincia di Ravenna chiede prima di ogni altra cosa che si perfezioni la modifica del Decreto 32/2024 dell’Autorità di Bacino del Po nelle misure, che bloccano lo sviluppo edilizio nelle aree colpite dalle alluvioni, pregiudicando in maniera sostanziale la possibilità stessa di fare impresa. Modifiche che erano già state concordate ma di cui si sono perse le tracce.
È imprescindibile che vengano messi in atto interventi urgenti e concreti per sostenere le comunità colpite. Le famiglie e le imprese, già provate dai danni subiti nel corso delle precedenti emergenze, vivono oggi un profondo senso di sconforto e preoccupazione per il loro futuro. Questo richiede l’immediata attivazione di aiuti tempestivi e congrui, non solo attraverso lo stanziamento di fondi, ma soprattutto tramite procedure amministrative snelle e accessibili, che rendano effettivamente fruibili le risorse rese disponibili. Cosa che non è avvenuta fino ad ora. Un esempio concreto dei limiti attuali è rappresentato dalle procedure burocratiche previste dalle ordinanze del Commissario alla ricostruzione per le domande di rimborso da presentare tramite la piattaforma SFINGE. Un percorso, dati alla mano, che si è fin da subito rivelato tortuoso, complesso e pieno di cavilli e che, in oltre un anno, ha portato ad un numero troppo limitato di richieste presentate rispetto ai reali danni subiti. Anche le procedure per l’attivazione dei fondi SIMEST hanno manifestato modalità che, data la situazione, possono essere migliorate anche se, in questo caso, queste stesse hanno restituito percentuali maggiori di risposta in tempi più consoni a coprire i danni subiti ed a compensare i mancati ricavi causati dall’alluvione.
In contrapposizione, gli enti locali, tramite i primi CIS e CAS per i cittadini e successivamente con i bandi delle Camere di Commercio, hanno messo in campo strumenti rapidi ed efficienti, che hanno permesso di distribuire rapidamente le risorse, pur se limitate, disponibili a tali Enti.
Le imprese e le famiglie non possono essere costrette a subire ulteriori ritardi e difficoltà burocratiche nel momento in cui hanno bisogno di un sostegno concreto ed immediato. Sappiamo bene che la sola messa in disponibilità di fondi non è sufficiente se questi non vengono erogati rapidamente e senza ostacoli. Pertanto, chiediamo con forza che le procedure di accesso ai ristori siano semplificate, specialmente per le PMI, le famiglie e le persone che si trovano in maggiori difficoltà, fra cui senz’altro quelle che hanno subito l’alluvione due o tre volte.
Non possiamo permettere che la burocrazia rallenti o, peggio, ostacoli la ripresa. L’impegno al risarcimento del 100% dei danni, come promesso a suo tempo, deve essere onorato. In tempi straordinari servono procedure straordinarie
Ben conoscendo le complessità della macchina burocratica nel nostro Paese, sulla quale in tempi non sospetti le stesse Associazioni d’impresa hanno più volte richiamato alla semplificazione nelle procedure autorizzative, è necessario che dalla fase emergenziale (con il rispristino del pre-esistente) si passi alla ricostruzione vera e propria, con l’attuazione dei piani speciali di messa in sicurezza previsti dall’apposita legge. Questi dovranno essere attuati con strumenti e poteri speciali tipici della figura commissariale e nel proseguo (vista la scadenza della nomina attuale al 31.12.2024) che questa sia scelta con criteri più rispondenti alle esigenze specifiche ed al presidio territoriale. Inoltre, chiediamo al Governo di stanziare nella prossima legge di bilancio i 4,5 miliardi necessari per realizzare il Piano Speciale che ora è in bozza e per il quale anche questo tavolo aveva suggerito modifiche costruttive.